Che ci crediate o no, la scienza dice che il colpo di fulmine esiste e che per nascere impiega lo stesso tempo che abbiamo bisogno per sbattere le palpebre
Un paio di mesi fa, ha fatto il giro del web l’annuncio che un giovane milanese, vittima di un colpo di fulmine, ha affisso un annuncio a una stazione della metropolitana per ritrovare la “responsabile” del suo improvviso innamoramento. “Colpo di fulmine totale”, così era intitolato il messaggio. Pochi elementi (i capelli di lei raccolti in una coda, lo zaino che portava sulle spalle ed evidentemente un certo non-so-che) sono stati sufficienti all’ignaro passeggero del metrò per cadere in quello stato sospeso tra ansia ed ebbrezza, tipico degli amori nascenti, quando, fatto l’incontro e percepito il batticuore, ancora non si sa se si è ricambiati o no, se farsi avanti o restare fermi, se sperare in un seguito o battere in ritirata prima che sia troppo tardi.
Tutto comincia dal volto
Non si sa come sia finita la cosa, ma che questo sia il copione tipico di ogni colpo di fulmine a ogni età, lo conferma anche la scienza: secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, donne e uomini valutano il potenziale romantico di un incontro in tempi brevissimi e su un numero limitato di informazioni, prima tra tutte l’aspetto fisico. Una conferma di quanto aveva già scoperto Stephanie Ortigue, professore associato di Psicologia alla Syracuse University (Usa), che con la tecnologia riservata alla diagnostica clinica aveva eseguito una serie di scansioni del cervello di recenti vittime di un amore a prima vista per arrivare alla conclusione che il colpo di fulmine avviene in 0,2 secondi e che sono ben dodici le aree cerebrali coinvolte nel processo. Tutto comincerebbe dal volto. Il viso, infatti, pari al 5 per cento del corpo, veicola il 95 per cento del fascino personale. Quindi, quando l’occhio ci cade su un volto “interessante”, i neuroni sensitivi primari, e cioè quelli che partecipano all’acquisizione di stimoli, trasportando le informazioni al sistema nervoso centrale, si attivano. I segnali vengono inviati al talamo, dove vengono elaborati. È in questa area del cervello che si genera quello stato di eccitazione e piacere che successivamente va a interessare il lobo frontale, porzione dell’encefalo che presiede ai processi decisionali individuali. Nel frattempo, entrano in gioco il testosterone e la dopamina. Quest’ultima, che è un potente neurotrasmettitore e gioca un ruolo importante nel nostro comportamento, è alla base dei meccanismi di motivazione e ricompensa, oltre a essere coinvolta anche nella gratificazione sessuale. Agendo sul sistema nervoso simpatico, origina una serie di reazioni fisiche, alcune percepibili, altre no, che nel complesso ci fanno rendere conto, e senza ombra di dubbio, che siamo “fritti”: i palmi delle mani sudano, il battito cardiaco accelera, il “usso sanguigno aumenta, il rossore si diffonde su diverse parti del corpo. E chi ritenere responsabile di quello spasmodico bisogno dell’oggetto del desiderio che ci invade e dell’imperativo categorico che ci impartiamo da noi stessi, teso possibilmente a raggiungere l’obiettivo e a ricavarne la maggiore estasi possibile? Sempre la dopamina. Più dopamina si ha in circolo, più ci sente euforici e ciò fa sì che si focalizzi l’attenzione su un oggetto e ci si senta più carichi di energia. Oltre alla dopamina, hanno un peso considerevole anche l’innalzamento di norepinefrina, ossitocina, adrenalina e vasopressina: tutti stimolanti che attivano gli stessi sistemi coinvolti nell’assunzione di sostanze stupefacenti. Mentre l’ossitocina è il collante dell’amore ed è anche l’ormone che fissa il legame affettivo tra madri e figli nell’allattamento, l’adrenalina determina batticuore e inquietudine e la vasopressina innalza la pressione arteriosa.
Dopamina su, serotonina giù
Non basta. Bisogna considerare anche che al diluvio di dopamina corrisponde un abbassamento severo della serotonina, pari circa al 40 per cento. Ecco spiegato il perché di quella sensazione di essere poco in controllo di noi stessi. È la serotonina il neurotrasmettitore associato alla regolazione degli impulsi, quindi abbassandosene il livello, diminuisce anche il nostro autocontrollo. Nel contempo, l’amigdala e la corteccia cingolata anteriore, dove risiedono i centri della preoccupazione e della prudenza, entrano in una sorta di ibernazione che ottenebra il nostro senso critico. Ecco perché nella relazione sentimentale si è coscienti dei difetti dell’altro, ma il cervello ci autorizza a ignorarli.
A caccia di un partner
L’aspetto fisico (il viso e in seconda battuta il resto del corpo, con particolare riguardo al peso) è quindi l’elemento che avvia l’attrazione: e dire che la maggior parte delle persone lo nega, più per mancanza di consapevolezza che per malafede. I ricercatori, sulla base dei test effettuati, sostengono che ci sia sempre una discrepanza tra le preferenze dichiarate e quelle agite, quando si tratta di scegliersi un partner. A questo proposito, è illuminante il lavoro di Elizabeth McClintock, sociologa dell’università di Notre Dame (Indiana, Usa), pubblicato su Biodemography and Social Biology, secondo il quale essere attraenti conta parecchio nel mercato dell’accoppiamento. E se è vero che uomini e donne valutano differentemente le qualità estetiche del sesso opposto e fanno differenze tra relazioni di breve durata o a lungo termine, nessuno è indifferente alle attrattive fisiche dell’eventuale partner e i meglio attrezzati sono i più avvantaggiati sia in fase di scelta sia nell’esercitare il controllo sulla relazione. Inconsciamente gli uomini si orientano verso le donne più belle perché sono ritenute in migliore stato di salute e più fertili. Le donne invece devono identificare partner più affidabili in termini di sostentamento della prole ed ecco perché usano la bellezza come merce di scambio contro status e agiatezza economica. Le differenze tra le due metà del cielo non si fermano certo qui. Gli uomini più attraenti hanno un più alto numero di partner e di relazioni a breve termine. Inoltre sono più portati a definire “poco impegnativa” qualunque relazione intraprendano e a fare sesso entro la prima settimana di conoscenza della partner. Al contrario, le donne più belle hanno maggiore potere in termini di negoziazione delle condizioni della relazione, oltre a un minor numero di partner a breve termine e un maggior numero di relazioni di lunga durata. Sta a loro infine anche l’ultima parola sui tempi del sesso: rispetto alle meno attraenti, sono più lente a concedersi, rimandando l’appuntamento sotto le lenzuola ben oltre la prima settimana dall’incontro.
Il fascino dei cattivi ragazzi
Che uomini visibilmente ribelli e affascinanti infrangano i cuori femminili con facilità è risaputo, ma che le donne possano pensare che in veste di padri dei loro figli quegli stessi uomini possano diventare affidabili e disponibili appare sorprendente. Eppure. Secondo Kristina Durante, professore associato di Marketing all’Università del Texas (San Antonio, Usa), la colpa sarebbe degli ormoni associati all’ovulazione: essi fanno sì che nel periodo centrale tra una mestruazione e l’altra, le donne percepiscano i tipi sexy alla George Clooney e Johnny Depp come potenziali ottimi padri, come si legge l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Journal of personality and social psychology.
Sarà vero amore?
I sondaggi parlano chiaro: in tutto il mondo occidentale almeno, la maggior parte delle persone crede al colpo di fulmine. Secondo un indagine commissionata per San Valentino, che ha coinvolto 1.200 persone di età compresa tra i 19 e i 45 anni, due uomini su tre dichiarano di crederci e uno su due dei “fiduciosi” sostiene di aver trovato così l’amore della sua vita. Il 41 per cento degli intervistati ne è stato vittima una volta nella vita, il 22 due volte e l’11 addirittura di più. Solo il 26 per cento dichiara invece di non averlo mai sperimentato e di conseguenza è scettico sulla sua “esistenza”. Quello che lo fa scoccare per lui è l’aspetto fisico della donna (64 per cento), il sorriso (52), lo sguardo intrigante (43), la dolcezza (34), le mani curate (25). Per lei, invece, in un uomo vale di più lo sguardo tenebroso(71 per cento), il sorriso (61), l’ironia (53), un’immagine curata (46) e la fisicità generale (38). Gli scienziati però avvertono: sulla base delle loro ricerche e dei relativi test effettuati, piuttosto di rado l’amore a prima vista rimane integro dopo un maggior numero di “viste” e, nella maggior parte dei casi, invece, la maggior durata nel tempo sembra essere legata alla somiglianza tra i partner.