I nuovi centri urbani avranno emissioni quasi azzerate, si preoccuperanno della salute dei cittadini e dell’ambiente
Nel 2050 oltre il68%della popolazione mondiale vivrà nelle città, vale a dire circa 2,5 miliardi di persone in più rispetto a quante già ci vivono oggi. Ma agglomerati così giganteschi inquinano e spesso non offrono una qualità della vita accettabile per tutti i loro abitanti.
Ecco anche perché, in giro per il mondo, stanno nascendo e nasceranno tante smart city, in grado di garantire ai cittadini servizi all’avanguardia e trasporti efficienti, impattando il meno possibile sul Pianeta.
Dalla Cina alla penisola araba, dagli Usa all’India sono tanti i progetti di nuove città in via di sviluppo o di cui deve essere ancora posata la prima pietra, finanziate con un solo obiettivo: cambiare per sempre il modo in cui viviamo.
Amaravati India
Non un esperimento o una cittadella, ma una vera e propria metropoli in grado di trasformare la vita di milioni di persone su 217 km2 e diventare la capitale dello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, cambiando volto a una zona ampiamente rurale del Paese. Questo doveva essere Amaravati, il cui nome significa “luogo degli immortali”, partita con le migliori intenzioni nel 2014. Situata vicino al fiume Krishna, doveva diventare il simbolo verde dell’India con un’urbanizzazione ispirata al Central Park newyorkese, che prevede il 60 per cento di spazi dedicati ad aree verdi o specchi d’acqua e l’utilizzo di tecnologie sostenibili come il fotovoltaico, oltre a veicoli elettrici e taxi acquatici.
Nel 2019 però il neoeletto ministro locale, Jagan Mohan Reddy, ha bloccato i finanziamenti e Amaravati si è trasformata all’improvviso in una città fantasma. Prima che lo stesso politico cambiasse idea e decidesse di recente di sostenere una versione ridimensionata del progetto originale.
Sustainable City Emirati
Una microcittà già esistente e in progressivo sviluppo è Sustainable City, costruita nella periferia di Dubai per dimostrare che anche nel deserto, in uno dei Paesi in cui si fa un più largo consumo di energia elettrica da combustibili fossili (20.000 kW pro capite annui, in Italia si arriva a 2.700) si può costruire a basso impatto ambientale. Su un’area di 46 ettari sorgono 500 villette, dove vivono già 2.700 persone attratte dall’idea di un luogo basato su sostenibilità ambientale, sociale ed economica: le auto a benzina sono bandite e si viaggia solo su cart elettrici in sharing, il cibo viene prodotto in orti privati e pubblici, l’energia del sole che qui abbonda è catturata da pannelli solari disseminati ovunque. L’elettricità viene prodotta anche dai cittadini con le cyclette e altri macchinari nelle palestre, mentre l’acqua reflua viene depurata prima di essere usata per l’irrigazione.
Tencent Net City Cina
Interconnessa, integrata, biologica e accogliente. Queste sono le parole d’ordine dell’ibrido tra città e campus che Tencent, la società creatrice della celebre app di messaggistica cinese WeChat, sta costruendo per i suoi lavoratori in un’area di 2 km2 nella zona portuale di Shenzhen. Costerà 5,7 miliardi di dollari. Una sorta di enclave virtuosa da 80mila abitanti all’interno della metropoli da 18 milioni considerata il polo tecnologico di tutta la Cina e dunque molto inquinata: qui si sperimenterà un sistema concentrico di strade in larga parte pedonali, circondate dal verde, e solo in minima parte destinate all’utilizzo di veicoli elettrici pubblici a guida autonoma. Le auto tradizionali potranno accedere alla città, ma solo in alcune specifiche aree. La città utilizzerà sensori e intelligenza artificiale per verificare la performance ambientale ma anche per prevenire possibili inondazioni dovute all’innalzamento delle maree.
Masdar City Emirati
Costruire una nuova città non è facile: i piani si estendono per decine di anni e spesso avvengono intoppi, come accaduto a questa città in costruzione vicino ad Abu Dhabi. La crisi nel 2015 ha rallentato lo sviluppo dell’agglomerato urbano annunciato nel 2008, ma poi paradossalmente la pandemia ha innescato un processo virtuoso, evidenziando la necessità di investire in tecnologia verde e attirando moltissime imprese green. Progettata dallo studio Foster and Partners per ospitare 50mila abitanti su una superficie di circa 6 km2, Masdar City si proponeva di essere un esempio unico di città capace di non produrre alcuna emissione, grazie a energia solare ed eolica, ma si è dovuta adattare all’obiettivo meno ambizioso che prevede azioni positive per l’ambiente (come versamenti in denaro in progetti green) per contrastare le proprie pur ridotte emissioni. Tuttavia è un esempio di come si possa rinunciare ai climatizzatori in un posto così caldo grazie all’architettura in grado di intercettare i venti e trasformarli in fonti di raffrescamento o di come si possano riconvertire i container per creare fattorie verticali.
Telosa Stati Uniti
Non soltanto una città intelligente, ma ideale. È questo il progetto di Marc Lore, multimiliardario guru dell’e-commerce già presidente del colosso Walmart. Il suo piano è infatti quello di creare su una superficie di 600 km2 nel deserto, sulla costa ovest degli Usa, una metropoli con un target di 50mila residenti nella prima fase e 5 milioni da raggiungere entro 40 anni al costo totale di 400 miliardi di dollari. Al di là di tecnologie fotovoltaiche, coltivazioni aeroponiche, mobilità a impatto zero, la particolarità sarà la sostenibilità economica, argomento cui si accenna raramente quando si parla di città del futuro. Ecco perché i terreni di Telosa saranno proprietà di un fondo che appartiene ai cittadini, in modo che la crescita in valore degli stessi, legata al successo della città, potrà generare introiti per la comunità, pagando i servizi e abbattendo i costi per viverci.
The Line Arabia Saudita
Tra i progetti annunciati di recente c’è anche questo del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman: Neom-The Line non è una smart city, ma una vera e propria rivoluzione che prevede l’insediamento di una serie di centri abitati costruiti per ospitare 1 milione di persone e collegati da un trasporto iperveloce sotterraneo lungo una linea retta di 170 chilometri che attraverserà il deserto. L’idea è quella di disfarsi completamente dei mezzi in superficie (e dunque delle relative emissioni) e di affidarsi a una pianificazione urbanistica che prevede la disponibilità di tutti i servizi essenziali come scuole, ospedali, luoghi ricreativi, a non più di 5 minuti a piedi dalla propria abitazione. Le città saranno connesse oltre che fisicamente da un’infrastruttura digitale, affidata all’intelligenza artificiale, che tra le altre cose farà funzionare l’infrastruttura nel sottosuolo dove si svolgerà anche la movimentazione delle merci. La creazione costerà 500 miliardi di dollari ma comporterà il dislocamento della tribù di beduini Huwaitat, a dimostrare che ogni insediamento umano innovativo deve sempre farsi carico della storia del luogo in cui si attua.