Nel 1955 il “Comandante” scovò nel Mar Rosso il cargo inglese affondato dai tedeschi nel 1941, ma parve scordarsene subito dopo. In realtà voleva evitare che troppi subacquei ne facessero la meta delle loro immersioni come infatti avvenne quando fu ritrovato 37 anni dopo
Nei fasci di luce delle nostre lampade scopriamo ali d’aeroplano, autocarri, motociclette. E, sulla prua, una campana coperta di concrezioni. La raschiamo con un coltello ed ecco apparire una scritta: Thistlegorm. Glasgow. Così nel 1955 l’esploratore francese Jacques-Yves Cousteau raccontava la scoperta del relitto del cargo britannico colato a picco nel Mar Rosso la notte del 6 ottobre 1941 dopo essere stato colpito da un’unica bomba tedesca. L’ordigno aveva centrato la stiva 4, dove erano immagazzinati esplosivi, munizioni per obici da campo, fucili, motociclette e autocarri. L’incendio che si era sviluppato aveva causato l’esplosione delle munizioni e spezzato la nave in due tronconi facendola inabissare rapidamente. Da quel momento, del luogo in cui giaceva il relitto del Thistlegorm non si seppe più nulla.
Rintracciato dalla Calypso
A ritrovarlo, a 30 metri di profondità sul versante esterno del grande reef di Sha’ab Ali, al largo delle coste occidentali del Sinai, era stato l’ecoscandaglio della Calypso, la nave di Cousteau, a bordo della quale il regista francese Louis Malle stava girando il documentario Il mondo del silenzio. Il cargo era stato individuato dopo alcuni giorni di ricerca grazie a un geniale espediente escogitato da Cousteau stesso, che prevedeva una ricerca sistematica su un ampio tratto di mare condotta con l’ausilio di un segnale radar, emesso da una stazione fissa, sistemata sulla sommità di un reef affiorante. Il grande relitto divenne subito la meta preferita dei sub di Cousteau che si aggirarono a lungo con le loro cineprese fra gli spettrali resti della nave, popolati da un’infinità di specie marine. Ma la Calypso doveva proseguire il suo viaggio e il sito dove giaceva il Thistlegorm fu dimenticato, tranne che da qualche pescatore locale. Cousteau, dal canto suo, non rivelò mai a nessuno le coordinate del relitto, del quale si persero di nuovo le tracce. Fu solo nel 1992 che il Thistlegorm fu ritrovato da un gruppo di subacquei che avevano deciso di immergersi in un punto dove spesso andavano a pescare i beduini.
Problemi di conservazione
Per il suo stato di conservazione e per il contenuto delle stive, quello del Thistlegorm è oggi il relitto più famoso e visitato del mondo. Proprio per questo è in pericolo. Il numero di barche di peso superiore a 40 tonnellate che attraccano allo scafo stanno infatti causando un serio deterioramento delle strutture. Ogni anno, inoltre, il relitto subisce ogni tipo di saccheggio, dai veicoli agli effetti personali dell’equipaggio. Lo stesso numero di sub presenti comporta un pesante pedaggio. Ogni volta che uno di loro entra dentro lo scafo, emette delle bolle di gas che vi restano intrappolate, contribuendo ad accelerare la corrosione delle pareti. Ci sono poi gli inesperti che hanno uno scarso controllo del galleggiamento e possono urtare le fragili parti metalliche danneggiandole.
Il ricorso alla realtà virtuale
Per garantire la conservazione del relitto e sensibilizzare il pubblico sull’importanza del patrimonio culturale sottomarino, l’università britannica di Nottingham e quelle egiziane di Ain Shams e Alessandria hanno dato vita a un’iniziativa basata sulla realtà virtuale: il progetto di archeologia marina Presence in the Past del quale fa parte The Thistlegorm Project. Grazie a tecnologie e tecniche di elaborazione all’avanguardia, i resti della nave sono stati ripresi con fotocamere ad alta definizione: i ricercatori hanno scattato 24.307 immagini che sono servite per ricostruire un modello in 3D riproducente l’esterno dello scafo, i ponti interni, le cabine e la stiva con il carico. Questo modello, che servirà a monitorare eventuali alterazioni future, è servito anche per realizzare un video: visibile nel sito web thethistlegormproject. com/, permette di esplorare a 360° il Thistlegorm tranquillamente da casa.
Finì male l’ultima missione del “Cardo Blu”
Varato a Sunderland, in Inghilterra, il 9 aprile 1940, il Thistlegorm, che in gaelico significa “cardo blu”, era appena alla sua quarta missione quando fu affondato. Partito da Glasgow la prima settimana di settembre del 1941 e diretto verso il Mar Rosso, faceva parte di un convoglio di sedici navi dirette ad Alessandria d’Egitto a supporto dell’esercito inglese impegnato nella campagna del Nordafrica. Classificato come “cargo armato”, disponeva di un mitragliatore antiaereo leggero e di un cannone poco più grande, imbullonato sulla poppa. Dopo una breve sosta a Città del Capo, in Sudafrica, per rifornirsi di carbone, si era diretto verso lo stretto di Suez. Era l’una e trenta del mattino del 6 ottobre quando i piloti tedeschi intercettarono il convoglio e attaccarono a caso, riuscendo a colpire una sola delle navi presenti: il Thistlegorm appunto. Un’impressionante esplosione illuminò a giorno il mare e il cargo affondò rapidamente. Nell’esplosione perirono cinque cannonieri e quattro marinai, mentre gli altri quarantanove membri dell’equipaggio si salvarono lanciandosi in acqua per poi essere recuperati dalle scialuppe di salvataggio.