Il Corano non dice che i kamikaze vanno dritti in paradiso. E neanche che le donne debbano nascondersi sotto coperture integrali o essere schiave dell’uomo. La verità sulla religione più praticata nel mondo
Il parallelismo frequente e tendenzioso tra Islam e terrorismo ha privato, agli occhi degli occidentali, la religione musulmana del suo significato spirituale più intimo, generando luoghi comuni e stereotipi che vanno sfatati. Ecco i più comuni.
L’Islam giustifica la jihad
Il Corano rifiuta a priori ogni forma di attacco violento. Jihad significa sforzo, soprattutto spirituale, che diventa bellico solo se ce ne sono i presupposti e cioè la necessità di difendere la propria fede e incolumità contro una minaccia incombente (come quella rappresentata dai miscredenti), sempre con l’avallo di un’autorità riconosciuta ufficialmente. Nella Sura V (termine arabo per indicare le ripartizioni del Corano), al versetto 32 si invita comunque all’indulgenza verso i nemici: «Chiunque ucciderà una persona senza che questa abbia ucciso un’altra o portato la corruzione sulla terra, è come se avesse ucciso l’umanità intera». La prima jihad risale all’XI secolo, al tempo degli attacchi dei Crociati cristiani, ed è stata dunque una guerra di difesa, non di offesa. A maggior ragione, non sono consentite guerre tra fratelli musulmani a meno che non ci sia una dichiarazione di miscredenza; nelle guerre intestine in Siria, Iraq, Nigeria, dove non esistono i presupposti religiosi previsti dal Corano, la miscredenza viene attribuita in maniera arbitraria; a muovere il terrorismo islamico non è quindi il Corano, ma solo il cieco desiderio di conquista politica e territoriale.
Donne sottomesse
In nessun luogo delle scritture islamiche (né nel Corano né tra gli hadith cioè i detti del profeta Maometto) si fa riferimento esplicito al fatto che la donna debba essere sottomessa all’uomo. Si dice piuttosto che la donna, al pari dell’uomo, deve essere sottomessa al Creatore. Imposizioni e discriminazioni indotte da questa presunta sottomissione sono frutto dell’arroganza di una percentuale di uomini che ignora o non interpreta correttamente le scritture.
In uno degli hadith di Maometto, in cui si rivolge alla moglie Sawda, per esempio, si legge: «Allah ti ha permesso di uscire per le tue necessità». La donna non ha limiti dunque imposti dall’uomo, nella gestione della sua vita privata, ma solo quelli imposti da Allah.
La poligamia è incoraggiata
La norma nel matrimonio islamico è la monogamia, anche se il Corano prevede in casi eccezionali anche la poligamia, per quanto con regole che la disciplinano: è permesso avere fino a quattro mogli solo se si garantisce uguale rispetto a tutte. La sacra scrittura comunque non la incoraggia in nessun modo. Nella Sura IV, terzo versetto, sono indicate le condizioni nelle quali essa veniva concessa in passato: «E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti, allora sia una sola o le ancelle che le vostre destre possiedono, ciò è più atto a evitare di essere ingiusti». In condizioni di guerra e schiavitù molte donne rimanevano vedove con orfani e prenderne in moglie più di una significava salvare più orfani e tutelare più patrimoni, sottraendoli all’eventuale sfruttamento. La corruzione dei beni è infatti severamente vietata dal Corano.
Il maiale è l’unica carne impura
Il Corano non vieta alcun cibo in particolare, ma prescrive la moderazione. Si legge infatti: «Mangiate e bevete ma senza eccessi, ché Allah non ama chi eccede» (VII, 31). Il Corano, quindi, stabilisce solo ciò che è lecito (halal) e ciò che è illecito (haram), impedendo il consumo di alcune carni di animali; ne è menzionata solo una come esempio, quella di maiale (II, 173), il che non esclude che anche altre carni siano haram. Per esempio quella di cinghiale, quella dei predatori carnivori come i gatti e quella degli uccelli rapaci sono haram. Sono permesse invece le carni di animali addomesticati, come il bovino e la pecora, purché macellate correttamente con metodo halal (un processo di macellazione e di uccisione di un animale mediante dissanguamento destinato al consumo umano), o sui quali non sia stato invocato il nome di Dio (VI, 121).
L’Islam rinnega Gesù
Non solo non è vero, ma l’Islam manifesta tolleranza e rispetto per lui, che viene chiamato Sidna Aissa e spesso menzionato in associazione con Maria, conosciuta dai musulmani come Myriam. Gesù è considerato un essere spirituale eccezionale e il suo ritorno è visto come la fine del ciclo apocalittico. Nella Sura IV, versetto 171, viene indicato come il verbo incarnato di Dio. L’Islam non crede invece nei nostri angeli, che tuttavia non sono rinnegati, ma esistono come vere e proprie creature destinate a vita e morte. Quindi non sono esseri divini o semidivini, ma semplicemente sottomessi a Dio come tutti gli umani, i quali non possono percepirli perché nascosti ai loro sensi. In quest’ottica, non si possono pregare o invocare. Non esistono inoltre angeli buoni o caduti come Satana: fondamentalmente sono figure positive, create dalla luce e l’iconografia islamica li rappresenta, seppur molto raramente, belli e con le ali. Gli angeli comuni alla tradizione biblica e a quella coranica sono Gibril (Gabriele) e Mikail (Michele).
I kamikaze vanno in paradiso
Il Corano vieta categoricamente il suicidio e già questo fa cadere il presupposto errato che i guerriglieri che si fanno esplodere in nome di Allah siano giustificati. Inoltre il paradiso è promesso sia a quelli che vincono sia a quelli che cadono nella guerra santa, ma solo su un campo di battaglia e ad armi pari. È quindi implicitamente vietato dal Corano anche l’eccidio di donne e bambini e si limita la partecipazione alla guerra santa solo ai soldati. Il kamikaze è estraneo alla cultura musulmana. I martiri (shahid) che saranno ricompensati con il paradiso non sono i kamikaze attentatori. Le parole del Corano a questo proposito sono state strumentalizzate nel corso dei conflitti in terre islamiche a partire dall’ayatollah Khomeini, durante la guerra tra Iraq e Iran, che incoraggiò i giovani a morire in nome di Allah con la promessa del paradiso. Così successe anche in Libano, in Iraq, in Palestina e ora in Siria.
Il velo è sempre obbligatorio
Innanzitutto bisogna chiarire che il vero velo islamico (hijab) è una sorta di foulard che copre i soli capelli della donna. Non ha niente a che vedere con il velo integrale. Il Corano non obbliga le donne ad indossare il velo permanentemente, ma solamente in momenti solenni religiosi e all’entrata di luoghi sacri. In tutti gli altri contesti il suo utilizzo è a discrezione della fedele e spesso oggetto di una cattiva interpretazione del testo sacro, che raccomanda alle credenti unicamente di “abbassare il loro sguardo” e “non mostrare troppo le loro parti belle, eccetto quel che non può essere coperto» (XXIV, 31). Quel che è certo è che gli antichi interpreti del Corano hanno individuato come parti non nascondibili il viso e le mani. Dunque altri tipi di veli integrali come il niqab o il burqa non sono previsti né mai menzionati.
Una sola moglie
Per il Corano, di norma, ogni uomo ha una sola moglie. In casi eccezionali è permesso arrivare a 4, garantendo uguale rispetto a ciascuna.
Ecco i cinque pilastri dell’Islam
Shahada
Detto anche tauhid, il primo pilastro è la testimonianza della fede: si riassume nell’assunto che esiste un Dio e che Maometto è il suo profeta. Ecco come si esprime: il fedele alza l’indice della mano destra e dice: «Dichiaro che non c’è divinità se non Dio e dichiaro che Maometto è il suo messaggero».
Salat
Il secondo pilastro è la preghiera (qui sotto). Il Corano ne prescrive cinque al giorno: all’alba, a mezzogiorno, a metà pomeriggio, al tramonto e di notte. Viene recitata guardando in direzione della Mecca. Prima di pregare è fondamentale effettuare le abluzioni e cioè il lavaggio del proprio corpo, completo o parziale.
Zakat
Il terzo pilastro è l’elemosina. Il fedele deve donare una quota dei propri guadagni ai bisognosi.
Siàm
Il quarto pilastro è il digiuno (detto anche sawn) dall’alba al tramonto per un mese. Si svolge durante il periodo cosiddetto del Ramadan. Ci si deve astenere dal cibo, dal bere e dal sesso.
Hajj
Il quinto pilastro è il pellegrinaggio alla Mecca per pregare sulla tomba di Maometto. Il pellegrinaggio si svolge tutti gli anni in occasione dell’Id al-Adha (festa del montone), che celebra il sacrificio di Abramo, pronto a uccidere suo figlio Isacco se non avesse ricevuto da Dio un agnello da sgozzare.
La prima religione
I musulmani nel mondo sono 1.322.000.000. L’Islam è la prima religione del pianeta, essendo professata dal 19% della popolazione mondiale. L’Indonesia è il Paese con la maggioranza assoluta di musulmani (quasi 205 milioni, pari all’88,1% della popolazione), mentre l’Iran registra il 99,7% del totale e l’Afghanistan il 99,8%. Sono invece 41,5 milioni i musulmani che vivono nei Paesi europei, pari al 5,6% della popolazione totale (742,5 milioni). La loro presenza si concentra soprattutto in Francia (tra i 3,5 e i 4,5 milioni), Germania (4 milioni) e Regno Unito (quasi 3 milioni). In Belgio rappresentano addirittura il 6% della popolazione (650mila persone), mentre in Italia ammontano a quasi 2 milioni e mezzo (il 3%).