Il papà pinguino per covare un uovo rimane senza cibo e a -40 °C per due mesi. Mamma piovra, invece, si lascia morire di stenti per accudire i cuccioli. Lo fanno per avere figli forti e capaci ad affrontare la vita in natura
Lo dicono tutti. Fare il genitore è il mestiere più difficile al mondo. Se concepire un figlio è naturale e senza dubbio piacevole, più impegnativo è crescerlo ed educarlo. Qualche spunto per diventare padri e madri modello lo forniscono gli animali. Per loro è questione di “fitness”. Ma qui lo sport non c’entra nulla. Con il termine fitness i sociobiologi indicano il successo riproduttivo di un individuo. Un traguardo che si misura nella capacità di un essere vivente a mettere al mondo quanti più discendenti possibili, in grado a loro volta di dare alla luce una progenie fertile.
Le teorie sull’argomento sono molteplici e affascinanti. Tutte figlie di quella teoria sulla “selezione sessuale” che Charles Darwin intuì a metà dell’800 mentre studiava i meccanismi dell’origine della specie e per la quale il “successo di certi individui sopra altri dello stesso sesso è in relazione alla propagazione delle specie”. Un concetto che ha indotto negli anni evoluzionisti e biologi a cercare di spiegare perché facciamo figli e come mai, nonostante l’elevato dispendio di energie, facciamo di tutto affinché la prole prosperi al meglio. Insomma per farla breve, la domanda è: chi glielo fa fare al pinguino imperatore di sopportare venti gelidi (anche oltre i 150 km/ora) e temperature fino a -40 °C senza svaghi o cibo per due mesi di fila solo per tenere al caldo l’uovo che cova? Per il biologo Richard Dawkins, autore dell’interessante libro Il Gene egoista, la necessità di procreare è una conseguenza della tirannia genetica a cui tutti gli esseri viventi sono esposti e che ci induce a procreare per dare la possibilità ai nostri geni di diffondersi e moltiplicarsi. Per dirla alla Dawkins, quindi, quando un genitore sacrifica la propria vita per salvare quella dei figli, in realtà sta agendo nell’interesse dei suoi geni. È per avvantaggiare i propri geni se il leone uccide i cuccioli che non sono suoi. Così come allo stesso modo è nell’interesse delle scimmie bonobo (e quindi dei loro geni) avere grande rispetto di tutti i piccoli del gruppo famigliare in cui vivono, dal momento che in questi primati i rapporti sessuali sono assai diffusi e promiscui e nessun genitore maschio sa con certezza di chi è padre.
C’è chi ne fa tanti e chi pochi
Teorie a parte, nell’investimento per i figli che gli animali compiono sono due le strategie. O fare come molti invertebrati, ma anche come la maggior parte dei pesci e degli anfibi, e mettere al mondo parecchi figli e poi risparmiare sulle cure a loro prestate (il che vale a dire abbandonarli al loro destino); o, viceversa, comportarsi come la maggior parte degli uccelli e dei mammiferi e generare pochi discendenti, ma investire enormemente nella loro difesa e nella loro educazione. Qual è la tattica vincente? Entrambe, è ovvio. Perché ciascuna di queste è il modo migliore che ogni specie ha acquisito nel corso dell’evoluzione per essere un genitore esemplare in relazione alle proprie facoltà e all’habitat in cui vive. Ecco quindi che anche il destino di noi uomini è quello di occuparci pienamente dei nostri figli. Investire nella loro salute, nella loro educazione e nella loro istruzione è il modo più conveniente che abbiamo per creare una società più sostenibile e (con)vivibile a vantaggio di tutti (geni inclusi). Ciò non toglie che riuscire a destreggiarsi nella giungla delle difficoltà quotidiane sia una sfida impegnativa. E qui la fitness, intesa stavolta però come sport, pare aiuti non poco: perlomeno allenta lo stress.
Cani e gatti sono evoluti grazie al latte materno
Il successo evolutivo dei mammiferi lo si deve anche al latte materno che fornisce energia e anticorpi. Quello del cane ha il 9,8 per cento di grassi, quello del gatto il 5,10. Il contenuto proteico del latte di cani e gatti è di circa l’8 per cento. Tra i latti più nutrienti vi è il latte di megattera, 50 per cento di grassi, e di elefante, 22. Il latte della donna ha 3,64 per cento di grassi e sino a 3 di proteine.
Mamma polpo si lascia morire per i figli
La femmina del polpo gigante (Enteroctopus dolfeini) merita il trofeo di “super mamma” del mondo animale. La specie già detiene il record per via della taglia: dai 3 ai 6 metri di lunghezza e fino a 50 chili di peso. Ma mamma polpo è difficilmente superabile: dopo l’accoppiamento, cerca una grotta e vi depone le uova, tra le 20mila e le 100mila, appendendole a grappoli al soffitto della tana. Non le abbandonerà nemmeno per cercare di che nutrirsi. Le veglierà costantemente, ventilandole e pulendole per otto mesi sino a quando non si schiudono. Allora mamma polpo con delicati getti d’acqua aiuterà i suoi piccoli a salire in superficie e poi morirà di stenti, mentre i suoi piccoli cresceranno come parte del plancton marino.
Un mestiere che si può imparare
Il primo ministro inglese David Cameron nel 2012 ha dato il via a lezioni di parenting, finalizzate alla formazione di madri e padri. «È nel nostro interesse aiutare i genitori a crescere i figli », ha dichiarato Cameron che guarda al ruolo dei genitori come a un cardine per prevenire problemi e costi sociali. «È ridicolo che si passino ore e ore a imparare a guidare o a usare il computer e quando si ha un figlio si debba improvvisare. Si può e si deve insegnare a essere buoni genitori». Il supporto degli esperti mira a prevenire conflitti familiari e a contenere bullismo, inattività e disoccupazione giovanile.