Al colloquio questo è il tempo che occorre a un selezionatore per inquadrare il candidato e fare la sua valutazione. Per evitare scivoloni che potrebbero essere fatali, ecco 10 consigli di un esperto psicologo del lavoro
Non tutti se ne rendono conto, ma a un colloquio di lavoro si viene “inquadrati” nei primi 10-15 secondi, durante i quali, quindi, fare uno scivolone può essere fatale.
Ecco dieci regole d’oro da rispettare religiosamente:
1-Scrivi bene il curriculum
Il cosiddetto CV (curriculum vitae) è il biglietto da visita che precede il colloquio vero e proprio. Non deve contenere errori né refusi. Si presenta male anche se è vago o prolisso, se è scritto con caratteri troppo piccoli e poco leggibili o troppo grandi. «È fondamentale che sia veritiero e che rispecchi le reali capacità del candidato», dice Giuseppe Vercelli, psicoterapeuta e docente di psicologia sociale all’Università di Torino. «Un esaminatore esperto capisce subito lo spessore del candidato e le discrepanze rispetto a ciò che ha messo in evidenza nella sua presentazione». La lunghezza massima consentita è di 3 pagine: dilungarsi oltre non serve. «Soprattutto per le figure professionali di alto livello, per le quali più del CV conta l’incarico che si ricopre al momento e l’azienda in cui si lavora».
2-Evita sviste nell’intestazione
Sembra impossibile, ma la lettera motivazionale, scritta per accompagnare e dare valore aggiunto al CV, è spesso soggetta a sviste clamorose. È il caso per esempio di chi, indirizzando la propria candidatura a più società, nell’intestazione della lettera cambia il nome dell’azienda ma non quello della persona di riferimento. «Una svista di questo tipo pregiudica irrimediabilmente la candidatura», ammonisce Vercelli, «in quanto rivela una persona superficiale che non cura i dettagli fondamentali e che tantomeno si identifica nell’azienda per cui si candida». La lettera motivazionale dev’essere sintetica (al massimo mezza pagina) e contenere le vere motivazioni che spingono lo scrivente a fare la sua domanda. Va indirizzata a un nominativo specifico affinché il selezionatore abbia l’impressione di trovarsi davanti a una persona bene informata.
3-Vestiti in modo adeguato
Il termine inglese standing (letteralmente: reputazione, status, livello della persona) qualifica il candidato per come si presenta e si comporta e riunisce l’abbigliamento, la pettinatura, il frasario e il linguaggio del corpo. I selezionatori danno molta importanza allo standing che la persona mostra affrontando un’esperienza come un colloquio di lavoro: «Non è solo questione di che cosa si indossa, ma di come lo si indossa», precisa Vercelli. «Posto che gli abiti devono essere puliti e stirati, il punto per il selezionatore è se il candidato mostra coerenza fra l’abbigliamento, i pensieri e l’espressione linguistica». È quindi inutile presentarsi in giacca e cravatta se una volta assunti non le si indosserà in modo regolare. Meglio che il candidato si presenti nel suo abbigliamento abituale, ma che faccia mostra di una assoluta disinvoltura», consiglia l’esperto. Restano assolutamente sconsigliati certi look estremi e l’esibizione di piercing, tatuaggi, pettinature rasate o “a cresta gallo”. «Se in certi team (per esempio una squadra di calcio) possono andare bene, in ufficio sono da evitare», continua Vercelli. «Senza contare che in alcuni ambiti, come le Forze dell’ordine, sono vietati».
4-Non farti sfuggire parolacce
Lasciarsi sfuggire la parola con due zeta durante il colloquio non significa essere moderni o spigliati: è solo sconveniente per l’occasione. Vercelli: «Bisogna essere coscienti che ci si trova in una situazione formale. Indipendentemente dal ruolo per il quale ci si candida, ci si deve esprimere in toni e modi adeguati». Anche se il selezionatore “forza” il linguaggio per mettere alla prova il candidato, questi deve sempre mantenere un contegno educato e formale.
5-Stringi la mano di chi incontri senza stritolarla
Il tuo corpo può tradirti, mettendo a nudo il tuo disagio o nervosismo. Vanno evitati i seguenti errori: non guardare il recruiter negli occhi, gesticolare troppo, assumere una postura “fantozziana” e avere una stretta di mano troppo debole o troppo forte. «Una stretta di mano troppo debole tradisce un atteggiamento rinunciatario o un desiderio di mantenere il distacco, mentre una stretta troppo forte può essere considerata un’ostentazione di sicurezza se non addirittura segno di arroganza», afferma lo psicologo. «Prepararsi al colloquio leggendo libri sul linguaggio del corpo è poco utile perché i selezionatori esperti sanno bene come interpretare e stimolare i meccanismi della comunicazione non verbale. Fondamentale indice di sicurezza è guardare sempre negli occhi l’interlocutore, distribuendo lo sguardo fra le eventuali altre persone presenti al colloquio». Infine, è bene mettere in conto qualche domanda personale (ad esempio: “Lei ha un partner?”), fatta appositamente per misurare l’emotività del candidato che può tradirla con sudorazione, rossori o altre reazioni fisiche non controllabili.
6-Non dire che sai fare tutto
Pur di ottenere un lavoro si arriva a inventare di averne fatti altri che in realtà non si sono fatti assolutamente. Attenti: un esaminatore esperto afferra subito la concretezza del candidato. «Chi ascolta deve avere un’idea precisa di che cosa siamo effettivamente in grado di fare», spiega Vercelli. «Studi svolti a partire dal 2000 ai quali dobbiamo la creazione del cosiddetto bilancio di competenze (un percorso di test psicologici che analizza le caratteristiche personali dei candidati) hanno evidenziato che a parità di curriculum si aggiudica il lavoro chi usa un linguaggio concreto». Ne è un esempio chi, alla domanda: “Cosa faceva nella sua vecchia azienda?”, descrive in modo preciso le sue mansioni e la sua giornata-tipo. «Il candidato che di fronte a questa domanda rimane nel vago viene invariabilmente scartato», ammonisce lo psicologo, «in quanto non dà un’immagine concreta delle sue capacità».
7-Chiama il selezionatore con il suo nome corretto
«Può sembrare impossibile, ma ho visto diversi candidati che per tutta la durata dell’intervista hanno chiamato chi avevano di fronte con un nome sbagliato», racconta il nostro psicologo Giuseppe Vercelli. Va da sé che non si erano adeguatamente informati né sulla persona con la quale avrebbero avuto il colloquio né sull’azienda per cui si candidavano, dimostrando superficialità, incuria e scarso o nullo coinvolgimento nel progetto.
8-Parla bene dei colleghi
Criticare i colleghi non è serio e nemmeno rivelare informazioni riservate sulla ditta in cui lavoravi prima. Chi ti ascolta non può che desumere che in futuro farai lo stesso con la società da cui stai cercando di farti assumere ora.
9-Arriva puntuale
Presentarsi al colloquio in ritardo è una grave mancanza di rispetto e rivela maleducazione e inaffidabilità.
10-Sii equilibrato quando parli di soldi
Sei l’ultimo arrivato: bando quindi all’arroganza e al dettare inflessibilmente le tue richieste economiche. Ma sarebbe altrettanto sbagliato accettare tutto incondizionatamente perché faresti pensare a chi hai di fronte che sei “alla canna del gas”. Mantieni quindi un profilo medio dignitoso, facendo valere i tuoi diritti senza cadere negli eccessi.