Se non faremo cambiamenti significativi in questi settori, non avremo scampo dal surriscaldamento globale e gli effetti saranno gravissimi: per fortuna scienza e tecnologia ci stanno indicando vie alternative da imboccare e percorrere. In fretta
Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030, il programma d’azione per lo sviluppo sostenibile sottoscritto nel 2015 dai governi di 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, parla chiaro: occorre aumentare considerevolmente la quota di energie rinnovabili e raddoppiare entro il 2030 il tasso globale di efficienza energetica. Significa che in meno di dieci anni il 32 per cento dell’energia prodotta dai singoli Stati dovrà derivare da fonti rinnovabili: eolica, solare, geotermica, idroelettrica, da biomasse. In Italia però le fonti rinnovabili sono in una condizione di stallo: secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, nel 2020 le rinnovabili elettriche sono cresciute solo dell’1 per cento e sono stati installati 800 MW di nuovi impianti. Per raggiungere il target europeo si dovrebbero installare almeno 7.000 MW annui per i prossimi 10 anni.
Raccolta differenziata
Con una popolazione di 9 miliardi di persone prevista per il 2050, la transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse è oggi considerata una priorità. Secondo gli esperti l’economia circolare, un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo e riciclo dei materiali e prodotti esistenti, sarà in grado di garantire una crescita sostenibile e inclusiva perché consente di mantenere il valore dei prodotti e delle materie prime il più a lungo possibile, evitando sprechi e riducendo la mole di rifiuti. Solo in Italia nel 2019 se ne sono prodotti circa 30 milioni di tonnellate e in media ciascun italiano ne genera circa 500 chilogrammi all’anno. In fatto di riciclo oggi noi ce la caviamo abbastanza bene, tanto che siamo in testa alla classifica europea per la produttività delle risorse riciclate: l’Italia nel 2019 è stata capace di riciclare il 47,7 per cento dei rifiuti ed è quindi sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 60 per cento fissato per il 2030.
Meno rifiuti e più recupero
Secondo un rapporto dell’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’organico è la frazione più raccolta nel nostro Paese, e rappresenta una quota intorno al 40 per cento del totale. Carta e cartone rappresentano circa 20 per cento, il vetro circa 12 per cento e la plastica circa 8 per cento, di cui la quasi totalità è costituita da imballaggi. Circa la metà di quanto raccolto viene inviato agli impianti di recupero di materia, che nel nostro Paese sono 658: 355 al Nord, 121 al Centro e 182 al Sud. Ciò che non può essere riciclato finisce in discarica o all’inceneritore. Nel 2018, l’87 per cento delle famiglie ha fatto la raccolta differenziata della plastica, il 71 per cento quella dell’alluminio, l’86,6 per cento quella della carta e quasi 86 per cento quella del vetro.
I cambiamenti climatici che dovremo affrontare
Oganizzazione Mondiale della Sanità regione europea in un rapporto sui Cambiamenti climatici dell’APAT, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi tecnici. Il mutamento climatico infiuisce sulla salute direttamente (tramite l’aumento dello stress da calore, la perdita di vite in alluvioni e tempeste) e indirettamente, tramite il cambiamento nella distribuzione geografica degli insetti portatori di malattie (come le zanzare), degli agenti patogeni trasportati dall’acqua e dagli alimenti, nonché dalla scarsità di acqua e dall’inquinamento atmosferico. In futuro, pertanto, è probabile che dovremmo affrontare malattie associate al caldo, ai disturbi cardio-respiratori, e malattie allergiche. Bisogna quindi salvaguardare l’ambiente e prevenire gli eventi estremi, ma non è facile.
Sostenibili significa economiche
Con una crescita annua pari a 0,8 Gigawatt, le fonti rinnovabili alimentano il 9 per cento dei trasporti, il 35 per cento dell’elettricità e il 19,7 per cento del riscaldamento. Entro il 2030 dobbiamo produrre almeno 70 Gigawatt da fonti energetiche non derivanti dai combustibili fossili, così da garantire un minor impatto ambientale e un risparmio: oggi il costo di un Megawatt prodotto con l’eolico è di 50-60 euro all’ora, 45-50 euro/MWh con il solare e di 140-145 euro/MWh con gas (Fonte LCOE).
4 fonti di energia inesauribile
ENERGIA SOLARE È utilizzata per produrre energia elettrica in modo diretto, attraverso i pannelli solari fotovoltaici, o in modo indiretto, con le centrali solari termodinamiche, che funzionano grazie a pannelli solari termici, capaci di immagazzinare energia termica derivante dal calore dei raggi solari.
ENERGIA EOLICA Prodotta dal vento, è oggi sfruttata da areogeneratori o pale eoliche, che, mosse dal vento, fanno ruotare un alternatore in grado di convertire l’energia cinetica in energia elettrica. Un areogeneratore può avere un’altezza variabile tra i 20 e i 100 metri con pale orientabili per ricevere al meglio la spinta del vento.
ENERGIA MARINA È ricavata dal moto ondoso (capace di muovere una turbina), dall’energia talassotermica (che sfrutta la differenza di temperatura tra l’acqua superficiale e quella di profondità) e dall’energia delle maree (mareomotrice).
LA BIOMASSA È ottenuta dagli scarti biodegradabili dei rifiuti, dal cosiddetto “umido” di casa, ma anche dagli scarti agricoli o dagli allevamenti ittici. La biomassa può essere usata per produrre energia elettrica in modo diretto o per realizzare del pellet, combustibile ottenuto dalla segatura essiccata e compressa in piccoli cilindri.
L’idrogeno sarà una “cassaforte” di energia
L’idrogeno sarà come una sorta di batteria chimica, dove immagazzinare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili per poi renderla disponibile quando serve. Tramite l’elettrolisi dell’acqua (un processo che scompone l’acqua nei suoi elementi base) sarà possibile stoccare l’energia nella molecola di idrogeno per poi recuperarla e usarla per alimentare le centrali energetiche, i trasporti, per il riscaldamento e l’elettricità per uso domestico e industriale. I benefici dell’uso dell’idrogeno verde (così definito perché a zero emissioni di CO2) saranno molteplici: tra i più significativi, la riduzione dei gas serra, un minore inquinamento atmosferico e acustico, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e della filiera delle celle a idrogeno.
Smaltiamo i rifiuti con la regola delle 5 “R”
Nel passato, per smaltire in modo corretto i rifiuti ci si rifaceva alla regola delle tre “R”, che stavano per Ridurre, Riutilizzare e Riciclare. Oggi ne sono state aggiunte altre due, che significano Recuperare e Raccolta differenziata. Ecco che cosa vuol dire ogni “R” e perché permette di ridurre la mole di rifiuti che finisce in discarica o nell’incenerimento, ultime destinazioni di ciò che si butta e non si recupera.
RIDURRE: utilizzare meno imballaggi, ma anche usare una minore quantità di materiali per realizzare un prodotto, è la prima norma da seguire nella gestione sostenibile dei rifiuti.
RIUTILIZZARE: riutilizzare un sacchetto della spesa, ma anche un barattolo di vetro o un contenitore per il cibo significa evitare di produrne di nuovi per la stessa funzione.
RICICLARE: significa trasformare il rifiuto con lavorazioni speciali per generare un prodotto nuovo e diverso. Ad esempio, la plastica delle bottiglie può essere riciclata per ottenere filati con cui realizzare maglie in pile.
RECUPERARE: ovvero utilizzare gli scarti industriali come materia prima per una nuova produzione così da ottenere valore economico da ciò che non serve più.
RACCOLTA DIFFERENZIATA: permette di separare i materiali da destinare al recupero e al riciclo con conseguente risparmio di energia e significativa riduzione degli sprechi.
Lampade dalle bucce di arancia
Dai rifiuti e dagli scarti industriali, i designer oggi sono in grado di ricavare oggetti creativi e funzionali. Si possono produrre tazzine, ciotole, contenitori utilizzando anche fondi di caffè o bucce di mele o di patate. Oltre agli avanzi di cibo, si utilizzano resti di metallo, legno o plastica riciclata con cui si fabbricano mobili, sedie, arredi urbani o componenti per l’edilizia.
Trasporti e mobilità sostenibili
Dobbiamo reinventare il nostro modo di muoverci da un luogo all’altro, se vogliamo contrastare il cambiamento climatico. Questo perché i trasporti e la mobilità sono un tema cruciale della trasformazione ecologica. Il motivo è che da solo questo settore rappresenta un quarto delle emissioni di CO2 totali per quanto riguarda i consumi finali e in termini assoluti queste emissioni non stanno calando, anzi dal 1990 a oggi sono sempre cresciute. Un andamento che dipende dal fatto che ancora adesso oltre il 90 per cento dei trasporti funziona con i combustibili fossili. Inoltre bisogna considerare che dai trasporti dipendono anche altri fattori che hanno un grande impatto per l’ambiente: come la qualità dell’aria, il traffico, la viabilità nelle nostre città, la quantità di tempo perso. Ci si domanda allora quali saranno le soluzioni per rendere la mobilità sostenibile. Ci vorrà ancora tempo affinché ciò accada, ma quasi certamente bisognerà adottare diverse strategie per ridurre l’impatto dei trasporti. In futuro, ad esempio, è probabile che si sceglieranno soluzioni per “non muoversi”, cioè per ridurre gli spostamenti da casa all’ufficio, ricorrendo allo smart working o agli incontri online. Non solo, si dovrà trovare il modo per muoversi in modo “multimodale”, ovvero adottando volta per volta il mezzo di trasporto più funzionale (bici, mezzi pubblici, sharing, a piedi), magari cambiandolo durante il tragitto. Infine, va ricordato che grazie ai miglioramenti tecnologici, in futuro si potranno usare sempre più vetture a emissioni zero, elettriche o a idrogeno verde. In definitiva «la mobilità del futuro sarà la somma del “muoversi meno”, di una mobilità più efficiente e dell’impiego di mezzi di trasporti green meno inquinanti. Per adottare queste soluzioni ci dovremmo affidare al progresso tecnologico, ma molto dipende anche dai comportamenti, dai cambiamenti di cultura, dalla mentalità dei singoli e dall’impegno delle istituzioni.
Se i ghiacciai si sciolgono farà sempre più caldo
Secondo gli scienziati, più il ghiaccio sulla Terra si scioglie e più farà caldo perché verrà meno “l’effetto albedo”. L’albedo è un’importante proprietà delle superfici chiare, capaci di riflettere la radiazione solare. Man mano che i ghiacci si sciolgono, l’albedo si riduce e per contro aumenta la porzione di suolo scuro, capace di assorbire il calore del sole. Così più i ghiacciai si sciolgono e più calda diventa la temperatura del suolo, generando così un effetto a catena che si autoalimenterà sino all’esaurimento di tutti i ghiacciai.
Il Pianeta ci parla: ecco i segnali che ci impongono di cambiare rotta
CONCENTRAZIONI DI GAS SERRA
Nel 2020 hanno raggiunto nuovi record: l’anidride carbonica (CO2) è aumentata del 149 per cento rispetto all’era preindustriale del 1750. Mentre il metano (CH4) è salito del 262 per cento e il protossido di azoto (N2O) del 123 per cento.
TEMPERATURA MEDIA GLOBALE
Nel 2021 (da gennaio a settembre) la temperatura media è stata di 1,09 °C superiore alla media registrata tra il 1850-1900. Inoltre, gli ultimi sette anni (2015-2021) sono stati i più caldi di sempre a livello globale. In Sicilia l’11 agosto è stata registrata la temperatura record nazionale di 48,8 °C.
LIVELLO DEL MARE
Misurato con precisione a livello satellitare, l’innalzamento dei mare è stato di 2,2 mm tra il 1993 e il 2002 e di 4,4 mm tra il 2013 e il 2021.
ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI
L’oceano assorbe circa il 23 per cento della CO2 atmosferica e ciò determina l’acidificazione dei mari, un fenomeno che nuoce gravemente sia agli organismi dei Reef sia nella chimica e nella composizione di minerali presenti nel mare. Non è mai stata così rilevante da almeno 26mila anni.
SURRISCALDAMENTO DEGLI OCEANI
Picchi di temperatura sono stati registrati sia nelle acque artiche sia a profondità oltre i 2.000 metri, ma negli ultimi anni la temperatura dei mari è in continuo aumento come conseguenza dell’effetto serra, visto che il 90 per cento del calore accumulato dal Pianeta è assorbito dagli oceani.
EVENTI ESTREMI
È stata l’estate 2021 la più calda negli USA, ma anche nel Mediterraneo, dove si sono registrati picchi elevatissimi (di come 50,3 °C in Tunisia). Inoltre, un po’ in tutta Europa si sono verificate violente inondazioni, grandi incendi, piogge battenti e trombe d’aria anomale.