Traffico, musica troppo alta, strumenti di lavoro rumorosi: sono tra le cause dei disturbi dell’udito di cui milioni e milioni uomini soffrono. La scienza studia come proteggere le orecchie, ma, per i casi più gravi, ha inventato quelle “bioniche”
Traffico, musica in cuffia, rumori da attività lavorative: oggi il 45 per cento della popolazione europea è colpita da stimoli sonori eccessivi, con conseguenze sull’apparato uditivo. I suoni di intensità elevata possono danneggiare l’orecchio interno, se non viene adeguatamente protetto. Negli Usa alcuni gruppi rock fanno persino firmare una liberatoria prima dei loro concerti, scaricandosi dalle responsabilità per eventuali danni all’udito. Non è un caso che secondo stime dell’Unione Europea oltre 50mila persone muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento acustico. Responsabili sono la mancanza di sonno e l’ansia provocate dall’esposizione al rumore. Sono, invece, 200mila le persone che soffrono ogni anno di problemi cardiovascolari prodotti dal rumore del traffico: secondo uno studio dell’istituto di ricerche olandese Tno, è proprio questo il rumore più dannoso. Stimoli acustici di questo tipo possono provocare un aumento della pressione e frequenza cardiaca, ma anche nausea, gastrite e addirittura rallentare i riflessi.
È un organo delicato
Proprio perché così delicato, l’orecchio può essere soggetto a diversi disturbi più o meno gravi. Quello più comune è l’otite. Ne esistono di due tipi: quella esterna e quella media. La prima è prodotta da un eccesso di umidità che ristagna nel canale uditivo, per esempio d’estate al mare, ma anche dall’uso scorretto del cotton fioc. La seconda è più grave. Interviene quando l’infiammazione colpisce l’orecchio medio, cioè la parte oltre il timpano: L’otite media è in genere conseguenza di una precedente infezione dell’apparato respiratorio o anche di un banale raffreddore. Provoca ostruzione dell’orecchio, ipoacusia (perdita dell’udito), dolore, febbre e può giungere alla perforazione del timpano. Ma questo non è un evento drammatico: La rottura del timpano produce la fuoruscita del liquido prodotto dall’infezione e di conseguenza porta alla guarigione e cicatrizzazione. Le terapie? Gocce antifungine, antibiotiche o antinfiammatorie in caso di otite esterna, durante la quale è bene mantenere asciutto l’orecchio colpito per almeno una settimana. Per l’otite media, antibiotici per bocca, cortisone e gocce nasali antibiotiche o antinfiammatorie.
La “manutenzione” dell’udito
Tra i problemi a carico dell’orecchio esterno e medio ci sono il banale tappo di cerume ma anche infezioni micotiche e perforazioni del timpano prodotte da traumi. Una patologia frequente è poi l’otosclerosi, dovuta alla formazione di un callo osseo a livello dell’orecchio medio e/o interno, trattabile chirurgicamente. Alcune malattie dell’orecchio interno sono invece dovute all’invecchiamento. Tra queste la presbiacusia, cioè il disturbo analogo alla presbiopia che colpisce gli occhi degli anziani. Anche l’esposizione a rumori protratti nel tempo o alcuni farmaci tossici per l’orecchio possono contribuire alla perdita dell’udito. Mantenere in buona salute le nostre orecchie significa dunque preservarle da traumi ed eccessiva umidità per evitare infiammazioni e infezioni, ma anche da rumori elevati. Conta in parte anche l’alimentazione: Non c’è nulla di scientificamente dimostrato, tuttavia sono utili le sostanze ad attività antiossidante e vitamine neurotrofiche come frutta, verdura e pesce, contenente omega 3.
L’orecchio bionico
L’ipoacusia, l’indebolimento dell’apparato uditivo, colpisce milioni e milioni uomini. Diagnosi precoce e utilizzo di protesi acustiche e terapie logopediche possono evitare le conseguenze psicologiche e relazionali della sordità, specie nei bambini. Oggi infatti ci sono sistemi efficienti per ridare l’udito a chi lo ha perso. Nel caso di sordità profonde, quando cioè le normali protesi acustiche che amplificano il suono non sono sufficienti, si utilizzano gli impianti cocleari: orecchi bionici costituiti da un microfono che rileva gli stimoli sonori dell’ambiente, un processore che li elabora e un’antenna che trasmette il segnale alla parte interna così da trasformare il segnale acustico in impulsi elettrici capaci di stimolare le fibre nervose.
Entriamo nel padiglione
Il padiglione auricolare, la parte esterna dell’orecchio, ha il compito di raccogliere i suoni per avviarli al canale uditivo: lungo poco più di 2 centimetri e protetto da setole, termina con il timpano, una membrana spessa 0,1 millimetri. La parte compresa tra timpano e coclea, cioè l’organo più interno a forma di chioccola, è l’orecchio medio. Al suo interno si trova una catena di tre ossicini (martello, incudine e staffa) che trasportano le vibrazioni del timpano alla coclea, dove sono trasformate in variazioni di pressione del fluido (l’endolinfa) che si trova all’interno. Nella coclea ha sede l’organo di Corti, il “microfono” del nostro corpo, che trasforma le percezioni uditive in segnali inviati alla corteccia cerebrale. Anche se l’udito è danneggiato, le vibrazioni di un diapason stretto tra i denti sono percepibili uditivamente perché giungono all’organo di Corti attraverso le ossa del cranio: sembra che fosse questo il metodo usato da Ludvig van Beethoven per comporre anche quando aveva perso completamente l’udito.
Se ti si tappano le orecchie, chiuditi il naso
Il fenomeno dipende dalle trombe di Eustachio, i condotti che mettono in comunicazione l’orecchio con la parte posteriore della faringe: il loro ruolo è quello di regolare la pressione interna dell’orecchio medio adattandola a quella atmosferica. Il senso di otturazione dipende dallo sbalzo di pressione tra interno ed esterno dell’orecchio che si verifica in aereo, ma anche in montagna. In questi casi le trombe si chiudono. Per liberarle, se la pressione esterna è più bassa (a causa dell’altitudine) basta deglutire più volte. Se è più alta, per esempio quando atterriamo con l’aereo, occorre compensare la pressione, spingendo con forza l’aria e tenendo naso e bocca chiusi.