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Salute

La montagna serve anche contro la droga

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12/08/2024
7 Min Read
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Trekking, alpinismo e persino rafting, speleologia e free climbing non sono solo sport all’aria aperta, ma vere e proprie terapie, efficaci contro i disturbi del corpo e della mente. Si chiama “montagnaterapia” e affianca i metodi di cura tradizionali, ottenendo a volte risultati analoghi, se non migliori

Contents
No all’improvvisazioneStop all’asmaFa bene a ossa e muscoliCosì recuperano i trapiantatiCosì si è salvato un veterano dell’IraqServe anche contro la droga

Si chiama “montagnaterapia” e prevede come strumenti di cura il trekking e l’alpinismo: non più semplici sport, ma vere e proprie “sedute terapeutiche” all’aria aperta, che promettono di affrontare e, in qualche caso, di risolvere disabilità fisiche e psichiche. Ovviamente la montagnaterapia non sostituisce i trattamenti medici tradizionali, ma li affianca, integrandoli e facilitandoli. La montagnaterapia si somministra nell’80 per cento dei casi sotto forma di escursioni e trekking e per il restante 20 come arrampicate, rafting e speleologia. Nell’85 per cento dei casi le patologie affrontate in questi anni sono state il disagio psichico, le disabilità e le dipendenze, mentre nel restante 15, la montagnaterapia è servita semplicemente a promuovere la salute. Si può dire che le patologie che hanno maggiormente beneficiato di questo percorso riabilitativo sono le psicosi nelle loro diverse varianti – schizofreniche, maniaco depressive e melanconiche – le nevrosi fobiche ossessive, i disturbi della personalità e le patologie legate alle dipendenze. I benefici non si limitano all’efficacia della terapia di per sé, ma si estendono ad altro: come l’accorciamento dei ricoveri ospedalieri e/o residenziali e la riduzione dei dosaggi farmacologici, mentre dal punto di vista psicopedagogico, si registrano vistosi miglioramenti nella capacità di cooperazione con gli altri e l’incremento dell’autostima. L’assenza di competizione, la possibilità di apprezzare la bellezza dell’ambiente montano e soprattutto la creazione di un gruppo sono gli elementi alla base di una terapia naturale e coinvolgente.

No all’improvvisazione

Non si sottolineerà mai abbastanza l’importanza di affidarsi a personale specializzato e adeguatamente formato. La montagnaterapia deve essere sempre affidata a un medico esperto di montagna, che abbia maturato una solida esperienza professionale nella riabilitazione fisica o psicologica dei pazienti. Per ora è difficile indicare cifre e percentuali di successo. Ci sono tante esperienze frammentate e i numeri sono piccoli e non confrontabili. Per ora non esistono linee guida consolidate e anche gli studi scientifici specifici sono pochi: tra questi c’è una ricerca dello psicologo statunitense Dacher Keltner dell’Università di Berkeley, California sull’efficacia della montagnaterapia nella sindrome da stress post-traumatico.

Stop all’asma

La montagnaterapia affronta anche patologie cardiologiche, metaboliche e oncologiche. Non solo: un recente studio ha dimostrato che i bambini e gli adolescenti sofferenti di asma allergica migliorano sensibilmente in quota. Cosi, durante un soggiorno a quote medie, nei soggetti asmatici atopici si verifica un miglioramento clinico e funzionale con riduzione dell’infiammazione delle vie aeree. È dunque possibile sospendere o ridurre i farmaci e si ottengono risultati equivalenti a quelli ricavati dall’assunzione di alte dosi di steroidi inalatori, trattamento stardard in caso di attacco d’asma. Anche gli adulti possono beneficiare delle caratteristiche climatiche della montagna, benefiche per la funzionalità respiratoria e l’iperresponsività bronchiale grazie alla progressiva riduzione della densità dell’aria, dell’umidità, della temperatura, degli allergeni inalati (soprattutto l’acaro della polvere) e dell’inquinamento. Le persone con asma refrattaria severa possono trarre giovamento dal trattamento ad alta altitudine, indipendentemente dalla loro sensibilità agli allergeni dispersi nell’aria.

Fa bene a ossa e muscoli

I miglioramenti fisici associati al trekking sono molti: aumenta il tono muscolare con una maggiore ossigenazione della fibra; aumenta la mobilità delle articolazioni, mantenendo l’elasticità di tendini e legamenti e la compattezza del tessuto osseo. Il trekking è anche un’ottima forma di prevenzione contro il deterioramento dell’apparato scheletrico e l’insorgere dell’osteoporosi. Pure il sistema cardiocircolatorio ne giova, così come l’apparato respiratorio. Cala quindi il rischio di eventi acuti, come l’infarto cardiaco e l’ictus cerebrale, e di malattie progressivo-degenerative come l’arteriosclerosi.

Così recuperano i trapiantati

Tra i soggetti trattati con montagnaterapia si verifica una tendenza alla diminuzione dell’indice di massa corporea e della massa grassa, un miglioramento del metabolismo aerobico e dell’efficienza del sistema cardiorespiratorio, oltre a una più spiccata percezione di benessere psico-fisico. La montagnaterapia è inclusione. Ha tra i suoi obiettivi permettere, non vietare. Ma si deve essere certi della professionalità degli operatori ai quali ci affidiamo: esperti in grado di garantire la massima sicurezza.

Così si è salvato un veterano dell’Iraq

Alcolismo, dipendenza da cocaina, tendenze suicide: la guerra in Iraq aveva lasciato segni apparentemente indelebili nel soldato statunitense Stacy Bare. Fino al quando un amico, anche lui veterano, gli propose di fare un’arrampicata sul First Flatiron, una cima del Colorado: «Arrampicare richiede concentrazione. E questo mi ha permesso di abbandonare a terra tutti i miei problemi», ha detto Bare, che ha anche fondato il “Great Outdoor Lab”, un gruppo di ricerca che, grazie alla collaborazione con Dacher Keltner, psicologo dell’Università di Berkeley, intende dimostrare scientificamente i benefici dell’attività all’aria aperta. I risultati non hanno tardato ad arrivare, come riporta la rivista del CAI, Montagne 360: dopo una gita di trekking e rafting di due giorni si è registrato nei veterani “un calo del 35 per cento dei sintomi della sindrome da stress post-traumatico”. Commentando i risultati, il dottor Keltner ha sottolineato come alcuni farmaci attualmente in uso potrebbero essere sostituiti dall’attività all’aria aperta.

Serve anche contro la droga

La montagnaterapia può essere un valido aiuto anche nel complesso e delicato percorso per curare la dipendenza da droga o alcol. Un corso di alpinismo aiuta i ragazzi a operare sulla memoria, la concentrazione, il controllo dell’impulsività e dell’ansia, nonché sull’attenzione, la pianificazione, le scelte da compiere.

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FINE

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