Prendersi cura del partner come se fosse un bambino è il modo migliore per far naufragare la coppia. Eppure ci sono molte donne che accudiscono eccessivamente il compagno nell’illusione di proteggerlo o addirittura di salvarlo
L’Annuario ISTAT, che ogni anno fotografa lo stato della società italiana, ha rilevato un dato significativo: siamo sempre più soli. Da un lato i matrimoni diminuiscono, dall’altro il numero dei single continua a crescere: oggi sono il 33 per cento della popolazione. L’ISTAT non rileva le cause di questo fenomeno, anche se sociologi e psicologi segnalano come alla base esista una paura a costruire legami stabili, non di rado legata a una certa immaturità affettiva diffusa nella popolazione.
Viviamo in una società di eterni Peter Pan, sentiamo spesso dire: maschi che sembrano voler rimanere per sempre ragazzini per non prendersi le responsabilità della vita adulta.
Il primo a parlare di questo fenomeno fu lo psicologo americano Dan Kiley, che già nel 1983 pubblicò il saggio The Peter Pan syndrome: men who have never grown up (La sindrome di Peter Pan: uomini che non sono mai cresciuti). D’altro canto, molte donne danno manforte ai “Peter Pan”, accettando di ricoprire un ruolo di mamma accudente più che di moglie o fidanzata. Questa tipologia di donna è ben esemplificata proprio dalla controparte di Peter Pan, il personaggio nato dalla penna dello scrittore scozzese James Matthew Barrie: la ragazzina Wendy, che permette al suo amico di vivere nel suo mondo fanciullesco. Così non stupisce che oggi sempre più persone, di entrambi i sessi, preferiscano restare in solitudine, magari dopo diverse relazioni naufragate per colpa di queste dinamiche patologiche.
Il troppo storpia
A casa nostra, quella che gli anglosassoni chiamano “sindrome di Wendy” è nota come “sindrome della crocerossina”, ma il risultato e gli effetti non cambiano. Perché questa sindrome si sviluppi occorre che si incontrino una persona che offre affetto e ne ricava approvazione e un’altra che, per varie ragioni, ne abbia bisogno.
Se prendersi cura dell’altro è sano e fisiologico in una normale relazione, l’eccesso diventa patologico. Il desiderio di accudire l’altro. Rompere il circolo vizioso della dipendenza affettiva (e non solo), è naturale nella fase dell’innamoramento, dove è una dimostrazione particolarmente evidente e continua.
Ma quando si eccede nel prendersi cura dell’altro, si può innescare un meccanismo pericoloso: l’accudimento finisce con l’essere percepito da entrambi i partner come essenziale affinché la relazione possa andare avanti, tanto che la sua mancanza viene temuta.