Se il nostro micio fa spesso visita alla ciotola dell’acqua, alla sua fontanella o al rubinetto che gli lasciamo aperto con un filo che scende, potrebbe avere problemi di salute: esaminiamo la cosa
I felini tendono, per natura, a bere poco e i gatti non fanno eccezione, soprattutto se mangiano cibi umidi che sono ricchi di acqua. È raro vedere il micio che si avvicina alla ciotola dell’acqua e non è facile neppure sorprenderlo mentre beve acqua corrente dai rubinetti aperti o da una delle fontanelle per gatti che si trovano in vendita. In ogni caso, in media un gatto adulto beve circa 80 millilitri d’acqua per chilo di peso al giorno. Per esempio, se pesa 5 chili berrà più o meno 400 millilitri nell’arco delle ventiquattro ore. Ma se questa cifra aumenta nettamente per più giorni di fila, allora è necessario che il veterinario visiti il gatto. Ecco perché.
Polidipsia e poliuria, problemi a reni e vescica?
La tendenza a bere più del normale e il conseguente aumento di urina prodotta vengono rispettivamente chiamati polidipsia e poliuria: questi sintomi, in un gatto, vanno sempre tenuti sotto controllo, per esempio perché una delle cause che possono comunemente spingere il nostro amico a bere molta acqua e a fare parecchia pipì sono le malattie dell’apparato urinario. Prima tra tutte l’insufficienza renale, che può essere improvvisa (acuta) o legata a fenomeni di tipo degenerativo (cronica) tipici dei mici anziani. Questa patologia determina, oltre a polidipsia e poliuria, anche disidratazione, perdita di peso, diminuzione dell’appetito, anemia, episodi di vomito e un generale senso di malessere. Per capire se il nostro gatto ha questo problema, molto diffuso, servono esami del sangue mirati, meglio se contemporaneamente a un esame delle urine. Relativamente comuni, nella specie felina, sono anche le malattie delle basse vie urinarie quali cistiti, uretriti, presenza di cristalli e calcoli nella vescica o nel canale uretrale: oltre a un aumento della sete, però, compaiono di norma anche altri sintomi, come la tendenza a urinare poco e spesso (pollachiuria), il fastidio o addirittura il dolore nel fare la pipì (stranguria), la presenza di sangue nelle urine (ematuria). L’analisi dell’urina e l’ecografia sono fondamentali per accertare se sia in corso una delle malattie appena citate.
Potrebbe essere diabete, insulina anche per loro
Il diabete mellito, ben noto in campo umano, può colpire anche il gatto e in particolare i soggetti sovrappeso e di età compresa tra sei e nove anni. Si tratta di una malattia che nasce da un’alterazione della funzionalità del pancreas. I sintomi sono soprattutto un maggior bisogno d’acqua e un conseguente aumento dell’urina prodotta, ma non di rado anche una fame continua e la tendenza a dimagrire. Se il veterinario sospetta che il nostro amico a quattro zampe possa essere affetto da diabete, eseguirà una misurazione del glucosio nel sangue, che dovrebbe essere fatta preferibilmente a digiuno. Un eventuale valore elevato, associato all’aumento della fruttosaminemia (un parametro che permette di valutare il metabolismo degli zuccheri nelle ultime settimane), conferma la diagnosi e va poi gestito con la regolare somministrazione di insulina, di cui esiste una preparazione per uso veterinario. L’insulina può essere somministrata in maniera precisa con un dispositivo comodo, simile a una penna, che il veterinario ci farà vedere spiegandoci l’utilizzo.
A volte però… Sete naturale
Per fortuna, l’aumento della sete nel nostro micio non è necessariamente legato a una malattia e può dipendere da altri fattori, che vanno comunque presi in considerazione. Il caldo estivo per esempio, sempre più elevato e duraturo oltretutto, induce anche i nostri piccoli amici a bere più di quanto non farebbero nelle altre stagioni dell’anno: in questo modo, infatti, favoriscono anche la dispersione di calore, pur non avendo a disposizione tante ghiandole sudoripare, al contrario di noi. Allo stesso modo, un clima particolarmente secco, come quello causato da alcuni tipi di riscaldamento, può causare facilmente un aumento della sete, come succede anche a noi. E bisogna anche tenere conto dell’alimentazione: i mangimi secchi, i classici “croccantini”, i cibi particolarmente saporiti e salati determinano un maggiore consumo di acqua. E anche alcuni farmaci fanno venire sete: il caso classico è quello dei cortisonici, che hanno notoriamente questo effetto collaterale.