Date un’occhiata ai vostri ultimi sms e chat: ci sono ancora i tradizionali segni di punteggiatura? Di solito no, tendono a saltare. Ciò non vuol dire che la punteggiatura sia “a rischio di estinzione”: secondo gli esperti, viene usata in modo più creativo
Davvero?!?!?», «Giudicate voi……». No, non abbiamo sbagliato nell’abbondare con i segni di punteggiatura. Oggi scriviamo anche così. Sms, WhatsApp e Facebook stanno influenzando il modo di scrivere e a farne le spese è innanzitutto la punteggiatura. Per molti, punti, due punti, virgole, punti di domanda sono ormai un impiccio e quindi vengono spesso eliminati, quando si scrive velocemente un sms. Una ricerca condotta da Naomi S. Baron e colleghi del dipartimento di Lingue e studi internazionali dell’American University di Washington (Usa) mostrava che già nel 2007 solo il 39 per cento degli studenti universitari utilizzasse un segno di punteggiatura per separare due frasi di un sms. Oggi con WhatsApp la tendenza prosegue, soprattutto perché per separare le frasi basta fare “invio” e scrivere un nuovo messaggio senza costi aggiuntivi.
Emozioni aggiunte
Così oggi usiamo sempre meno punteggiatura. Tuttavia bisogna fare delle distinzioni. Nei testi della comunicazione digitale sono ancora usati la virgola e il punto, mentre il punto e virgola e i due punti sempre meno. Del resto, la loro posizione sulla tastiera non ne favorisce l’impiego. Il discorso, però, è più complicato perché in alcuni casi le nuove tecnologie hanno invece aumentato il numero di segni di interpunzione. In tutte le lingue, infatti, la punteggiatura serve a collegare tra loro le parti del discorso, ma anche a enfatizzare i concetti chiave. Negli esempi che abbiamo citato in apertura, ad esempio, ha un ruolo nuovo e creativo: trasmette, cioè, al destinatario le emozioni che stiamo provando mentre scriviamo, un po’ come accade con le emoticon o emoji ovvero le cosiddette faccine. Su questa funzione emotiva della punteggiatura la giornalista del New York Times Jessica Bennett ha recentemente raccontato un aneddoto, in un articolo sul tema: «Io e una mia amica avevamo in programma di uscire insieme. Il giorno dell’appuntamento mi ha scritto un messaggio chiedendomi semplicemente “a che ora ci vediamo”, senza punto interrogativo. Quella domanda posta senza punto di domanda dimostrava indifferenza, quasi freddezza». Ma non è solo un’impressione della giornalista, lo sperimentiamo tutti.
La scrittura è il principale mezzo con cui si comunica oggi negli spazi digitali. Per questo si sta modificando al fine di rendere la complessità della comunicazione faccia a faccia, fatta anche di emozioni.
Il punto è “aggressivo”
Oggi, ad esempio, tendiamo a usare la virgola per segnalare il confine tra due frasi («Vengo domani, scusa ma oggi non ho tempo») al posto del punto, perché ci sembra troppo perentorio. E infatti, già a fine 2013, sul magazine online New Republic l’editorialista e commentatore Ben Crair spiegava come mettere un punto alla fine di una frase in chat o su WhatsApp abbia acquisito un significato diverso rispetto a quello grammaticale: «Nelle conversazioni online», scrive Crair, «la gente non lo utilizza semplicemente per chiudere una frase, ma per segnalare una cosa del tipo “non sono contento di come si stia mettendo la conversazione”». L’autore sostiene che una delle cause di questo cambiamento può essere la diffusione dei servizi di messaggistica istantanea, nei quali per separare un concetto dall’altro basta andare a capo e dividere il pensiero su due messaggi. Pertanto, scegliere di aggiungere un punto fa sì che il destinatario si chieda perché il mittente abbia avvertito la necessità di farlo: se il punto manca (“A dopo”) il tono è percepito come neutro, se invece c’è, spesso è per rendere incisiva, se non aggressiva, un’affermazione. Insomma, se alla vostra metà scrivete «Usciamo insieme stasera?» e lei vi risponde con un «Meglio di no.» forse c’è qualcosa che non va.
Ripetere giova
Infine, un caso emblematico di punteggiatura creativa è l’abitudine su Facebook di enfatizzare un discorso usando una sequenza di punti esclamativi e di “1” alternati: «Svegliatevi! 1!1!1!!!111», si legge spesso sui social quando l’autore del post vuole scuotere l’attenzione di chi legge. Le origini sembrano derivare da un errore di battitura: il tasto del numero 1 e del punto esclamativo è lo stesso. Un refuso che è diventato marchio di fabbrica di appassionati di argomenti complottistici. Scrivere in quel modo significa ironizzare su argomenti sensazionalistici di cui spesso la rete si nutre. Nei nostri messaggi privati, invece, la ripetizione ha spesso un altro valore. Serve a rafforzare la funzione conativa, cioè a colpire il destinatario. Così il numero di segni può cambiare il significato: se «Hai capito?» è una domanda, «Hai capito???» segnala aggressività. O ancora, una lunga serie di puntini di sospensione sottolinea spesso un tono sarcastico: ad esempio «Guarda un po’ come si comporta certa gente…….» a commento di un video pubblicato in rete può sottolineare una presa di distanza, se non una critica.
Tra innamorati, chi non usa le faccine mette in ansia l’altro
Un messaggino di buonanotte tra innamorati può essere causa di dubbi e paure quando non è accompagnato da faccine, cuoricini e tanti punti esclamativi. La punteggiatura oggi serve anche a esprimere emozioni. Il problema sorge quando è il destinatario a interrogarsi eccessivamente su un’assenza di quei segni: e così si accendono discussioni nate sul niente. La sovrainterpretazione può portare a un’interpretazione errata. Tuttavia farsi venire le “paranoie” per aver interpretato male un messaggio è un problema dovuto alla mancanza di un contesto comune fra le persone coinvolte nel dialogo e non della conversazione digitale in sé. In altre parole, la causa è spesso la mancanza di un dialogo più profondo e forse anche di un po’ di fiducia.
È colpa delle chat se la lingua italiana sta cambiando?
Secondo gli studiosi, la lingua si trasforma a prescindere dalla tecnologia: fa parte della sua normale evoluzione. È quindi difficile dire quanto delle abbreviazioni e dei modi di dire nati nella comunicazione digitale si sposterà agli altri ambiti della lingua. Potrebbe accadere che il punto e virgola, oggi poco frequente, torni a circolare diventando una scelta chic. Oppure la punteggiatura potrebbe ridursi ai minimi termini e rimanere solo il punto di sospensione. Certamente, secondo i linguisti, l’italiano del futuro potrebbe semplificarsi e molte forme scorrette potrebbero diventare corrette. È probabile che forme quali “aspetta un pò”, che oggi leggiamo negli sms, vengano sempre più tollerate. Per esigenza di concisione ritorneranno forse a diffondersi anche alcune parole antiche. In fondo l’abbreviazione “ke”, tipica degli adolescenti al posto di “che”, non è una novità: era già usata nel volgare, il progenitore del nostro italiano.