Il più grande studio sulla longevità appena concluso dimostra che lo stress, inteso come risposta naturale di adattamento alle sollecitazioni quotidiane, ci aiuta a vivere più a lungo e in salute. Ecco come trasformarlo in energia positiva
Albert vive negli Stati Uniti, ha compiuto da poco 102 anni e, godendo di buona salute,
si dà da fare in un’associazione di beneficenza che raccoglie fondi per la ricerca medica. Inoltre è socio di un circolo sociale dal 1937 e si prende cura della moglie. Una agenda bella fitta per la sua età. Tenersi così attivi aiuta a vivere meglio e più a lungo? Sembrerebbe proprio di sì perché l’ultracentenario americano è uno dei partecipanti alla più grande ricerca scientifica del mondo condotta sulla longevità, “The longevity project”. Lo studio ha evidenziato come tra i fattori che garantiscono una vita lunga e in salute ci sia anche lo stress che deriva dall’essere occupati in diverse attività e dall’avere degli stimoli che ci mantengono reattivi e capaci di rispondere alle richieste della società. Avviata nel 1921 da Lewis Terman, uno dei padri della psicologia statunitense e firmata dagli psicologi Howard Friedman e Leslie Martin, la ricerca è durata 80 anni, durante i quali 1.500 persone sono state seguite per tutto il corso della loro vita con lo scopo di trovare quali elementi garantiscono una vita lunga e in salute.
Il segreto è non fermarsi
«C’è un enorme equivoco sullo stress. Un conto è avere dei disturbi da stress cronico, come l’ansia, e un conto è praticare un mestiere impegnativo o accettare sfide sociali», ci spiega Howard Friedman. «Molto spesso alle persone si consiglia di rallentare, di essere meno produttive e di andare in pensione, invece “il progetto longevità” ha permesso di stabilire che chi ha lavorato duramente ed è stato molto impegnato ha vissuto più in salute e più a lungo. E molte altre ricerche hanno mostrato un’associazione tra prepensionamento e aumento del rischio di mortalità. Troppe sfide e un carico di lavoro molto pesante sono malsani se comportano uno stress che si protrae a lungo fino a diventare cronico. Ma il nostro corpo è fatto per cercare di ristabilire la salute e questo è possibile se interagiamo con il mondo, sia dal punto di vista fisico, sia da quello mentale e sociale».
Chi l’ha inventato?
Il primo ad avere usato la parola stress fu il medico austriaco Hans Selye nel 1936, che lo definì come “sindrome generale di adattamento”: la risposta strategica dell’organismo nel tentativo di adattarsi alle sollecitazioni (in inglese stressor) a cui è sottoposto. Una risposta naturale e necessaria chiamata anche eustress o stress “buono”. Se però l’organismo non riesce ad adattarsi, si crea un disagio chiamato distress o stress “cattivo”, che protratto nel tempo sfocia in stress cronico, tra le cause di alcune malattie come quelle cardiovascolari e il diabete. Se siamo alla guida di un’auto e dobbiamo effettuare un sorpasso (fase di allarme), possiamo accelerare per superare l’ostacolo (fase di resistenza) e poi ritornare in carreggiata e continuare il nostro percorso ad andatura accettabile. Ma se continuiamo ad accelerare o a mantenere un numero di giri troppo alto, dopo un po’ il motore ne risente, mostrando i primi sintomi di sofferenza per poi cedere del tutto (fase di esaurimento).
Come sfruttarlo in modo sano
Viene da chiedersi come mai si stia parlando di stress solo da 15-20 anni, nonostante il concetto sia noto da tempo. I nostri nonni non sapevano cosa fosse, eppure hanno attraversato periodi molto drammatici nella loro vita come la Seconda guerra mondiale. Parlare di stress è anche un po’ di moda e spesso è un pretesto per giustificare certi nostri comportamenti. Se nel giro di qualche giorno ci attende un evento significativo, come un esame o un colloquio di lavoro, è meglio usare le energie prodotte dallo stress buono per vivere l’evento al meglio quando sarà il momento di metterci alla prova, piuttosto che preoccuparcene prima. La preoccupazione è una “occupazione prima del tempo giusto” che genera distress improduttivo.
Se vogliamo capire quanto siamo in grado di controllare gli effetti dello stress e di trarne beneficio per crescere, cambiare, compiere le “imprese” della nostra vita, la scienza ci mette a disposizione diversi strumenti. Uno di questi è la “bilancia dello stress”, ideata da David Lazzari, presidente della Società italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia e responsabile del Servizio di psicologia dell’Azienda ospedaliera S. Maria di Terni. Non è uno strumento fisico, ma un test da fare con carta e penna. La difesa è nel nostro cervello Una volta stabilito il nostro livello di stress, possiamo comunque contare anche sulle capacità di reazione del nostro corpo.
Nei laboratori dello Scripps Research Institute della California, del National Institutes of Health americano e dell’Università di Camerino (Macerata) è stata studiata una proteina, la nocicettina, prodotta in modo naturale in varie regioni del cervello (amigdala, ipotalamo, ippocampo) sia dei roditori sia dell’uomo. In condizioni di stress acuto aumenta la produzione di nocicettina in particolare nell’amigdala, la zona del cervello che controlla le risposte emotive, dove la nocicettina e i suoi recettori contrastano gli effetti ansiogeni dello stress acuto. Si ipotizza che chi reagisce meglio allo stress produca più nocicettina nell’amigdala. In futuro, questa sostanza potrebbe essere usata per nuovi farmaci ansiolitici.
6 trucchi per sfruttare le tensioni emotive TIPS (2)
È possibile imparare a convertire lo stress cattivo, cioè quello che ci crea disagio e non porta nessun beneficio, in energia positiva da sfruttare per avere più forza e lucidità. Come? Ecco i metodi più studiati dagli scienziati.
- Essere ottimisti: una ricerca guidata dallo psicologo Ed Diener dell’Università dell’Illinois (Usa) ha esaminato lo stile di vita di 5.000 studenti universitari seguiti per 40 anni. E ha concluso che chi è felice e prende la vita in modo positivo produce meno ormoni dello stress e vive di più di chi è pessimista.
- Stringere la mano: una bella stretta fa aumentare l’attività di una zona del cervello che produce dopamina, un ormone associato al piacere e al buonumore. Lo spiegano gli scienziati del Beckman Institute di Urbana-Champaign nell’Illinois dopo avere analizzato l’attività cerebrale e altri parametri, come il sudore e i battiti cardiaci, di alcuni volontari.
- Mangiare cioccolato: una ricerca svizzero-tedesca ha stabilito che consumare 40 grammi al giorno di cioccolato fondente (almeno 70 per cento di cacao), per due settimane, riduce i livelli di stress emotivo perché fa abbassare il cortisolo, l ’ormone dello stress.
- Praticare sport: una ricerca dell’Università del Colorado (Usa) ci dice che le persone che fanno sport in modo costante e ben calibrato soffrono meno di ansia e di depressione da stress, soprattutto perché l’esercizio fisico regola la produzione di cortisolo.
- Fare meditazione: almeno 15 minuti al giorno. Il più recente studio sui suoi effetti è il “Shamatha project” ed è stato condotto da un gruppo di neuroscienziati californiani che ha dimostrato quanto le filosofie antiche affermano da millenni: la concentrazione e il pensiero sullo stato presente, attraverso meditazione e tecniche respiratorie, abbassano il cortisolo e migliorano le emozioni che si provano in situazioni di stress positivo o negativo.
- Fare musicoterapia: secondo uno studio dell’Università McGill di Montreal, in Canada, la musica d’ambiente, la cosiddetta new age, agisce positivamente sull’umore, lo stress e il sistema immunitario perché aumenta i livelli di sostanze antinfiammatorie prodotte dall’organismo e misurabili nella saliva.
3 esami per capire quando lo stress diventa cronico
Ecco i tre esami che ci segnalano quanto siamo stressati:
Misura del cortisolo nei capelli e nella saliva – Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali per contrastare le infiammazioni, ma fa aumentare la glicemia ed è legato allo stress. Alcuni ricercatori di Rotterdam, in Olanda, hanno misurato il contenuto di cortisolo per 3 mesi nei capelli di pazienti di età compresa tra 65 e 85 anni, e hanno trovato che quelli con maggiori livelli di cortisolo avevano anche una malattia cardiovascolare.
Analisi del respiro – Scienziati dell’Università Loughborough, nel Regno Unito, hanno individuato due composti nel respiro, il 2-metilpentadecano e il 2-metilindolo, che aumentano quando cresce lo stress.
Misura della frequenza cardiaca – Con il cardiofrequenzimetro che misura il numero dei battiti cardiaci in un minuto, possiamo analizzare come varia la frequenza del cuore e dimostrare come reagisce il sistema nervoso durante uno stress acuto, che dura poco e non produce danni, o cronico che può causare molti disturbi fino a gravi malattie.